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sabato 27 dicembre 2014

MERCATO INTER: Caro Ausulio, ti auguriamo buoni affari, ma ti suggeriamo di farli presto

A una settimana dalla riapertura delle liste di trasferimento per calciatori tesserati in squadre professionistiche (da sabato 3 gennaio 2015 e sino al giorno 31), molte trattative sono già da tempo entrate nel vivo. La squadra di Roberto Mancini deve assicurarsi almeno 4 elementi per permetterle di compiere il salto di qualità. Le zone del campo che appaiono mal fornite sono ormai risapute. Le carenze andrebbero presto colmate con giocatori di spessore. Ma non sarà facile reperire quasi esclusivamente calciatori senza sborsare denaro contante.

GIU’ DALLA TORRES – L’inserimento del Milan nell’affare Cerci ha stuzzicato fortemente le fantasie dei tifosi meneghini di entrambe le parti. I rossoneri hanno giocato la carta Torres che, cresciuto proprio nei colchoneros ha gradito un suo ritorno in Castiglia. Anche se in questi casi è determinante la volontà del giocatore, l’affare è dato per fatto. “El niño” , dunque, è stata la carta per sbloccare la trattativa in favore dei rossoneri, nonostante la forte volontà di Cerci di accasarsi a Milano sponda nerazzurra. L‘Inter in un primo momento non ha inteso abbandonare la pur complicata pista, insistendo sul laterale di Velletri. A questo punto si fanno sotto le possibili alternative: Lennon, brevilinea ala del Tottenham e Podolsky dell’Arsenal, che i rispettivi allenatori cercano però di trattenere oltre Manica, sono i nomi più gettonati. Urge però muoversi in anticipo e con le antenne ben dritte.

E SE MARIO… 
“Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano…” Abbiamo scomodato un cantautore che di nerazzurro ha ben poco, anzi nulla; Venditti. Il Mario in questione è Balotelli; un tempo corteggiatissimo dalle società più blasonate d’Europa. Sedotto e abbandonato, Mario, anche e soprattutto per certi suoi capricci e atteggiamenti, ora flirta con Mancini tramite facebook, lanciando chiari segnali di ritorno. La notizia è fresca, ma l’affare è alquanto aleatorio, anche perché ci chiediamo: in quanti sarebbero disposti a riprenderselo?

“SALTI” DI FINE STAGIONE 
Un tempo pupillo dei tifosi, Guarin, dopo aver provocato ulcere peptiche a un gran numero di interisti, è stato messo da tempo sul mercato, sperando che qualche presidente di buon cuore lo convinca a far presto le valigie. Tatticamente avulso da ogni schema e da ogni logica, il colombiano avrebbe i giorni contati ed è già dato sicuro partente. In tal proposito, c’è già chi sta facendo i salti di gioia. Una volta sistemate le corsie offensive con gente motivata e valida, bisognerebbe rinforzare (lo andiamo ripetendo da un po’ di tempo) centrocampo e difesa. Nel reparto di mezzo, di quelli presenti in organico si salvano in pochi. Il sondaggio fatto per l’emergente Perotti del Genoa ha attirato nuovi estimatori (Juventus), ma la frenata del’Inter è dovuta alla esosa richiesta di Preziosi; circa 10mln di euro. Lassana Diarrà, 29 anni, svincolatosi a fine agosto dal Lokomotiv Mosca, è un centrocampista molto gradito dal tecnico di Jesi. Supponiamo che il francese possa presto arrivare. Nel reparto arretrato, invece, ci sarebbe da colmare la probabile partenza di Vidic, la maggiore delusione tra quelli giunti in estate. Oltre a un forte centrale, necessiterebbe (almeno) un nuovo laterale. Dodò e lo stesso Nagatomo hanno lesinato inequivocabili pecche tecniche. Si attende con ansia il rientro in squadra di Jonathan. Se anche l’italo-brasiliano non da specifiche garanzie allora ci sarebbe da rivoluzionare gran parte del reparto. Alla voce “missing” c’è anche M’Vila. Anch’esso potrebbe essere messo sul mercato. 

ARRIVI E PARTENZE 
Detto dell’ex Real Madrid Diarrà, dal Malaga potrebbe arrivare il 24enne Camacho. Lucas Leiva è l’altro nome caldo per il centrocampo. Se Khrin e M’Vila lasciano Milano, il brasiliano del Liverpool potrebbe arrivare. Non è scontato il ritorno del colored portoghese Rolando, oggi ai margini del Porto. Sul difensore c’è un inserimento della (solita) Juve. Per le corsie: non si è raffreddato l’intenzione di portare ad Appiano Gentile Kolarov (Manchester City), già alle dipendenze del Mancio. Miguel Layun, nazionale messicano dell’America è un nome nuovo per la fascia. Un ritorno di fiamma dell’Inter potrebbe essere rappresentato da Montoya del Barcellona, già adocchiato da Mazzarri poco prima che fosse esonerato. Gli osservatori neroazzurri hanno ricominciato a seguire da vicino Mario Fernandes, laterale brasiliano classe 90 (CSKA Mosca). Un sondaggio fatto sul promettente giovane centrocampista Veretout di proprietà del Nantes; ma c’è da battere la concorrenza dell’Arsenal. Sempre per il reparto di mezzavia i nomi fioccano come la neve. Allan, brasiliano con passaporto portoghese attualmente all’Udinese. Il mediano si adatta a giocare da interdiotore che da mezzala. Se, l’attaccante transalpino Gignac sfuma definitivamente visto il suo fresco rinnovo con l’Olympique Marsiglia, il sogno ha sempre le sembianze di di Lavezzi. La punta argentina diverrebbe la vera ciliegina sulla torta del mercato del DS Ausilio. In uscita una vagonata di materiale umano quasi in “saldo”: Campagnaro, Khrin, M’Vila (in forse), Guarin, Vidic, in bilico anche le posizioni di Dodò, D’Ambrosio e Andreolli. Il Torino si riprenderebbe il laterale napoletano a braccia aperte. Mentre il giovane brasiliano di proprietà As Roma potrebbe essere dirottato altrove. Alla fine, però, è molto probabile che entrambi i difensori italiani restino a Milano.

Scritto da Filippo Rattile



mercoledì 24 dicembre 2014

...CARO BABBO THOHIR

Presi dall’onda emotiva delle festività natalizie, anche noi vorremmo scrivere la nostra bella letterina, e vorremmo indirizzarla al nostro Presidente Erick Thohir. Il magnate di Giacarta, salito sul trono nerazzurro prendendo le redini di Moratti, si ritrova fra le mani un “giocattolo” non di quelli da mettere sotto l’albero per donarlo ai bambini, come farebbe Babbo Natale, ma di quelli da onorare come nei tempi del triplete. Il “giocattolo”, la creatura di proprietà del patron indonesiano è patrimonio di tutti i tifosi nerazzurri. Il nostro più ambito regalo da chiedere a Babbo Thohir nella nostra letterina è quello di rinverdire i recenti fasti calcistici di un certo prestigio. Questo, non sarebbe soltanto un desiderio, un capriccio, ma un nostro diritto di veri tifosi. Le mortificanti stagioni che hanno fatto seguito all’era Mourinho prima e le ultimissime annate morattiane poi, non si addicono al blasone dell’Inter Football Club. Un blasone lungo 107 anni che dura sin dagli albori i cui natali li ebbe il 9 marzo 1908. Caro Babbo Thohir, nella letterina che stiamo per inviarti abbiamo scritto le esigenze impellenti per far si che l’Inter torni finalmente grande e non più quella sbeffeggiata da squadre come il Parma o il Cagliari (con tutto il rispetto parlando, ma sono rispettivamente ultima e terz’ultima della classe). Ti chiediamo di non farci tribolare più nei derby mediocri pareggiati tanto per accontentarsi; dei pugni presi all’Olimpico o dall’ex Stramaccioni in casa. E no, questa non è l’Inter che vogliamo caro Presidente. Per questo ti chiediamo che tu prenda un grosso sacco e che affitti 4 renne robuste e una bella slitta volante. Nel grosso sacco devi cercare di metterci, Cerci, Lennon, un paio di centrocampisti con gli attributi e almeno un difensore di quelli alla Samuel, per intenderci. Babbo Thohir, i “giocattoli” vincenti si costruiscono mettendo mano al portafoglio, magari passando per la prossima ricapitalizzazione scoiale (necessaria). Intanto, cerca di riempire il sacco con queste prime impellenze, perché non vorremmo chiedere aiuto anche alla befana; quella di carbone c’è ne ha fatto dono fin troppo. Auguri Babbo Thohir, buon Natale e felice 2015, a te, ai dirigenti, staff tecnico, giocatori e a tutti i tifosi nerazzurri!

Scritto da Filippo Rattile

martedì 23 dicembre 2014

Consegnato l'assegno all' A.M.O. Puglia o.n.l.u.s

Presso la sede dell'A.M.O Puglia o.n.l.u.s di Monopoli, il Presidente dell'Inter club Antonio Brescia e il Segretario Nando Tricarico, hanno consegnato al Dott.ssa Vanna Rossani Presidente dell'Associazione, l'assegno di €1.415,00, ricavato della vendita delle Stelle di Natale.









foto gentilmente concesse da http://www.monopolitimes.com/

martedì 16 dicembre 2014

IL CHIEVO PORTA BENE. DAL BENTEGODI “FINALMENTE” UNA VITTORIA Ma, il pensiero più ricorrente era e resta la competizione d’Europa

Sebbene il detto ‘una rondine non fa primavera’ spesso calza a pennello gli avvenimenti, la seconda vittoria stagionale dell’Inter della gestione Mancini 2.0 suona come il primo segnale di una ovvia e necessaria rivoluzione nerazzurra. Sperare nella “Luna” non sarebbe lecito col materiale umano a disposizione (mercato di riparazione docet). La vittoria del Bentegodi, nei numeri e nella forma, non è che uno dei primi passi da compiere. C’è, in buona sostanza, molto lavoro da fare. Resta possibile il raggiungimento del terzo posto, questo è lapalissiano, non tanto per il gap che si è ridotto da 9 a 6 punti in una sola giornata, ma ugualmente difficile per via delle tantissime squadre che ci precedono. Gli exploit delle genovesi, la buona vena di Lazio e Fiorentina e il ritorno del Milan a determinati livelli, fanno si che il compito non si presenti agevole.

UNA UEFA PER AMICA
Ecco che si fa sempre più opportuno puntare le carte sulla competizione continentale. Centrale la vittoria per la quarta volta nella storia (’91-’94-’98, i precedenti) non è solo una alternativa, ma, probabilmente, la strada più logica per raggiungere i preliminari della prossima Champions. Numericamente e qualitativamente la concorrenza è agguerrita, non soltanto per le altre 4 “sorelle” italiane, chi più chi meno di alto livello. Dalla competizione più nobile sono state bocciate 8 squadre di palmares rilevanti: Liverpool, Ajax, Anderlecht, Athletic Bilbao, Sporting Lisbona, Olympiakos, Zenit e gli stessi giallorossi capitolini. Il sorteggio degli accoppiamenti per le italiane nei sedicesimi, sulla carta, sorride principalmente alla stessa squadra di Rudy Garcia (Feyenoord), al Napoli di Benitez (i turchi del Trabzonspor) e, sebbene in parte all’Inter, che rievoca i non lieti ricordi della finale di Coppa Campioni persa nel 1967 (Celtic Glasgow). La Fiorentina se la giocherà alla pari contro il Tottenham, mentre il compito apparentemente meno agevole spetterà al Toro di Ventura, la cui urna ha estratto a sorte i temibilissimi baschi dell’Athletic Bilbao. Fra le 32 squadre non vanno certo dimenticate le varie, PSV, Besiktas, Dinamo Kiev, Siviglia, Villareal, ed Everton. Insomma, una competizione arricchita da club agguerriti e dalla propria storia gloriosa e apprezzabilissima. Forse, in fondo in fondo, ha ragione lo stesso Platini ad avvalorare la tesi secondo cui la “EL” seppure una coppa senza le orecchie, sta via-via rivestendo un’importanza assolutamente di primo piano. Farsi trovare impreparati sarebbe davvero un peccato.

Scritto da Filippo Rattile

venerdì 12 dicembre 2014

QUANDO C’ERA LA “COPPA UEFA"

Vincere l’Europa League per tornare nell’Europa delle grandi:
Olympiakos, Liverpool, Zenit, Anderlecht, Roma, Ajax, Sporting Lisbona e Athletic Bilbao, eliminate e classificatesi terze nei rispettivi gironi di Champions, vanno ad arricchire il panorama dell’Europa League, l’importante seppur sorella minore della coppa con le “orecchie”.

ITALIALEAGUE
Le rappresentanti del Bel Paese, superate più o meno entusiasticamente i rispettivi raggruppamenti, accolgono la quinta sorella, la Roma di Rudy Garcia, proveniente dalla competizione più ricca; ridimensionata dalle 7 legnate del Bayern e dall’ultimo scivolone interno col City. Inter, Napoli, Fiorentina e Torino (granata non teste di serie al pari dei giallorossi), vivranno in maniera differente la prossima avventura dei sedicesimi. Se per i capitolini e partenopei, giocare di giovedì potrebbe essere un pericoloso ostacolo alle proprie ambizioni di alta classifica in Serie A, per Fiorentina, Inter e lo stesso Toro, si prospetterebbero particolari e stuzzicanti scenari continentali. Fatto salvo che, chi dovesse centrare il pur difficile traguardo di quella che un tempo si chiamava ‘Coppa Uefa’, sarebbe qualificata di diritto ai preliminari della prossima Champions League. La squadra di Roberto Mancini è a un bivio: tentare la irta scalata al 3° posto in campionato o buttarsi a capo fitto nella competizione europea. Una certa logica e una certa dose di buonsenso suggerirebbero la seconda opzione. Pur ricorrendo alla finestra invernale del calciomercato di riparazione (un obbligo per l’amata compagine meneghina), ai nerazzurri servirebbe un autentico miracolo sportivo per superare in classifica ben 9 formazioni e un gap di 9 lunghezze e piazzarsi alle spalle di bianconeri e giallorossi. Neanche il più ottimista può immaginarsi un tale scenario. Più realistico sarebbe puntare tutto sulla coppa.

CHI CERCI TROVA
Anche i cugini rossoneri si sarebbero inseriti nell’affare Alessio Cerci. L’ex granata, non trovando spazio nella Liga si vedrebbe costretto a salutare i colchoneros per rituffarsi nella massima competizione tricolore. L’Inter sarebbe in vantaggio perché la prima a chiedere informazioni sull’ala azzurra e, probabilmente, perché troverebbe il gradimento dello stesso giocatore a vestire la casacca nerazzurra. Oltre all’indispensabile punta cha possa fare una certa differenza nel gioco sulle fasce, necessiterebbe puntellare l’intero organico. Ci saranno delle uscite con alcune bocciature clamorose (Vidic e M’Vila?) e, forse, il meno doloroso addio di Guarin. L’altro sogno ricorrente risponde al nome di Lavezzi, difficile che si concretizzi ma particolarmente intricante rimpolpare il centrocampo. Poi, resterebbe da sistemare il reparto arretrato con qualche innesto di qualità. Inutile nasconderlo, servono 3-4 top player, altrimenti sarebbe inutile attingere “figurine” dal mercato di gennaio.

Scritto da Filippo Rattile

venerdì 5 dicembre 2014

Il magico presepe


L’Inter Club Monopoli, come è ormai noto, non si limita di occuparsi di fatti inerenti il calcio giocato o a quello puramente chiacchierato. Oltre a tutta una serie di organizzazioni legate alle trasferte, alle gare di campionato o di coppa, agli avvenimenti particolari o celebrativi e l’aver da sempre intrapreso iniziative legate al sociale e alla solidarietà, sarà particolarmente attento all’evento religioso più importante ed atteso dell’anno, il Natale.
Il clima festivo, in evidente crescita giorno dopo giorno, grazie alla creatività e al senso artistico del nostro socio Uccio Danese, ha inteso creare una particolare ambientazione all'interno della sede del club, allestendo un bellissimo ed originale presepe. La rappresentazione della natività, con caratteristica grotta di Betlemme, vede la creazione di un presepe meccanizzato. La particolarità di questa realizzazione merita di essere visitata da tutti, anche da tifosi di diversa fede calcistica, in quanto ha insito una magia che va ben oltre il senso puramente artistico. Presso la nostra sede sociale, lo ricordiamo ancora per i più distratti, sita in via Tenente Vitti 156, saranno esposti una serie di oggetti e accessori per addobbare il presepe di casa, tutti realizzati dal socio Uccio Danese, i quali possono essere anche acquistati. L’Inter Club Monopoli ‘Sante Puteo’ trasformerà il vostro prossimo Natale in una vera magia.

mercoledì 3 dicembre 2014

L’INTER CHE VERRA’, TRA IL SERIO E IL FANTACALCIO Molte trattative sarebbero già state avviate


Conoscendo bene Mancini, mi verrebbe da pensare che, se ha accettato la sfida di rilanciare la Beneamata nella sua avventura 2.0, è perché ha una qualche impressione di riuscire a costruire, nel tempo, una grande Inter. L’Inter Football Club ha si bisogno dell’indispensabile lavoro del Mancio, ma ha necessità di mettere mano al portafoglio, ed anche in maniera massiccia. Per provare ad accorciare il gap che ci divide dalle due formazioni di testa, inutile citarle, nell’immediato necessita molta lungimiranza, chiarezza e unità d’intenti. Dal mercato di gennaio i tifosi si aspettano tanto (in qualità) e, non è detto che non possano essere accontentati. Lo stesso tecnico jesino ha chiesto determinati giocatori che possano far migliorare il rendimento dell’attuale squadra, al momento deficitaria. Inutile negarlo; la situazione trovata da Mancini al suo arrivo nel dopo Mazzarri è pari quasi a un disastro. Giocatori demotivati; infortunati e svalutati. A tutto questo si aggiunge anche il fatidico fair play finanziario che suona tanto come un freno per i sogni dei tifosi. In barba a questa situazione, Erick Thohir e tutto l’enturage è chiamato a rimpolpare le ambizioni attraverso determinati investimenti.

NOMI A VALANGA, QUALCHE CERTEZZA E TANTO LAVORO DA FARE
Potrebbero si arrivare calciatori con varie formule alternative nell’immediato (specie Cerci e Kolarov), ma sarà necessario una ricapitalizzazione sociale entro la prossima estate per gettare le basi per un ritorno dell’Inter in grande stile. Intanto, la squadra andrebbe rinforzata per provare a conquistare l’Europa League (s’intende il trofeo 2014-2015) per centrare l’agognata qualificazione ai preliminari di Champions. Non sarà un gioco da ragazzi, anche perché c’è tanto da ricostruire già a partire dalla sessione di mercato invernale. Liberasi di un paio di equivoci tattici (vedi centrocampista colombiano) avulso da qualsiasi schema e da qualsiasi progetto, e provare a scrollarsi di dosso l’etichetta di nobile decaduta. Bene ha fatto Thohir a privarsi di tutti i reduci del “triplete”; il passato tanto non torna. Costruire già nell’immediato, cercando poi di non ripetere gli errori fatti in sede di mercato estivo, ma tirare fuori tutti quei danèr (non pochi) necessari per ricostruire e competere almeno in Italia con le più forti. Roberto Mancini ha stilato la sua lista della spesa , i giornalisti ci hanno aggiunto molto anche di loro, com’è ovvio che sia. Per ora ci si sofferma però sul mercato realistico, ossia quello del Mancio-pensiero. Andiamo per gradi: il tecnico marchigiano vuole due ali dinamiche. L’idea di insistere con Kovacic punta esterna non sembra essere convincente. Pronti, dunque, i nomi di Cerci e Lavezzi per queste fasi. Meno realistico l’arrivo del Pocho; molto più probabile l’ex granata. Se all’ala di Velletri si chiede di volare su una determinata fascia, sull’atra, Mancini, chiede altrettanto di fare a Palacio. Qualche ritocchino anche a centrocampo. Il nome più gettonato è quello di Kolarov, un esterno anch’egli già alle dipendenze del tecnico nel Manchester City. La maggiore nota dolens tocca al reparto difensivo. Si attende il rientro di Vidic e, forse, un paio di nuove pedine in entrata. Per avvalorare la tesi, occorre battere la concorrenza della Roma per rivedere in nerazzurro Rolando, e sarà obbligatorio valutare le condizioni di Jonathan dopo il lungo stop per infortunio. Le alternative già in organico non sono molte. Lo stesso Nagatomo ha subito la lussazione alla spalla in coppa, e perché resterebbe al momento lo stesso D’Ambrosio con Campagnaro dato in uscita. Contro la Roma, un po’ tutto il reparto arretrato è andato in affanno: con un Juan Jesus irritante e un Ranocchia discontinuo. Di buono (quel poco) c’è nell’averci almeno provato (la Roma ha di fatto subito le sue prime ed uniche reti in campionato all’Olimpico dai nerazzurri); ma oltre a questo dato statistico non possiamo affermare che sia stata un’Inter catastrofica, perché i maggiori miglioramenti si sono avuti soprattutto da una certa linea in su.

CONSIGLI PER GLI ACQUISTI
Non è strettamente necessario che Ausilio prenda nota. Al “club” dei malati di calciomercato, specie quello virtuale mi ci iscrivo anch’io. Ed ecco scatenarmi in un fantamercato tutto a tinte nerazzurre: Vanno bene certi nomi dati in arrivo (Cerci-Kolarov), ma andrebbero anche altrettanto a genio degli altri. Partiamo dal dictat “no alle rivoluzioni radicali”, almeno non a gennaio. In questa fase, suppongo, servono pochi innesti e tutti di qualità. La linea terzina ritornata a 4 non ha bisogno di una rivoluzione, ma di tempo. Per qualche ritocco invernale, il suggerimento potrebbe venire da una pedina da scegliersi fra un ristretto ventaglio di nomi (Regini-Balanta-Rolando-Nastasic). Il primo, 24enne romagnolo in forza alla Samp sarebbe anche un investimento in prospettiva futura; come lo stesso centrale Eder Balanta. 22 anni a febbraio, il roccioso difensore colombiano, di piede sinistro naturale, potrebbe ricoprire anche il ruolo di fluidificante nel caso in cui per Dodò non si riuscisse a trovare l’accordo per il riscatto. Usato sicuro, per insistere su di un nome, ovvero ancora una volta quello di Jorge Pires Rolando; mezza stagione in nerazzurro lo scorso anno. Anche se per lui c’è da battere la concorrenza della Roma. Sull’ultimo nome fatto, Nastasic del City, si rischia di innescare una vera e propria staffetta col suo connazionale Vidic che non ha reso come nelle attese. Ma, giudiziosamente sarebbe opportuno tenersi Nemanja. Per il centrocampo, ci si accoda su una tentazione balenata già da mesi: ossia il blucerchiato Soriano, italiano ma nativo di Germania, già apprezzato dal ct Antonio Conte. E, solo per il gusto di fantasticare, inserirei un altro po’ di nomi, anche in vista di due pedine in uscita (Guarin, per evidente incompatibilità), e per mancanza di spazio Renè Khrin (lo segue l’Empoli). Numericamente sarebbe giudizioso infoltire il reparto, e perché non farlo con, Leandro Greco (Genoa), James Milner (Manchester City), in passato già alle dipendenze del Mancio; oltre allo sloveno Kurtic (Fiorentina) e al transalpino Chantome (Psg). L’attacco è legato a doppio filo all’intesa Mancini-Icardi. Se le voci equivoche fossero confermate, Maurito cambierebbe aria già il prossimo giugno. A gennaio servirebbe qualche laterale già citato (Cerci), ma non sarebbe giusto abbandonare la pista Borini, e nemmeno quella che porterebbe al rosanero Dybala. 


Scritto da Filippo Rattile

lunedì 1 dicembre 2014

A CIRCA UN MESE DALLA RIAPERTURA DELLE LISTE DI TRASFERIMENTO, TRACCIAMO UN PRIMO BILANCIO IN SERIE A

Il massimo campionato italiano vira a circa un terzo del suo cammino, con la sensazione che vede profilarsi un testa a testa fra capitolini e campioni in carica. Ripercorriamo in sintesi, con un’analisi quanto più obiettiva possibile, il cammino e l’attuale situazione.

L’A1 MARZIANA
Non si tratta, certo, di un’autostrada costruita sul pianeta rosso, ma del torneo ristrettissimo al quale sono iscritte due sole formazioni: Juventus e Roma. Più lontana d’essere considerata terrestre lo è senza dubbio più la squadra di Massimiliano Allegri, rispetto a quella di Garcia, battuta, seppur con polemiche al seguito, dalla truppa bianconera a Torino. Pur con qualche riserva iniziale, l’arrivo del tecnico livornese alla corte degli eredi Agnelli, sta via-via sbalordendo anche i più scettici. A ben guardare i numeri dei bianconeri, appaiono ancor più forti rispetto all’ultima gestione “contiana”. Forse, nemmeno lo stesso CT azzurro si sarebbe immaginato che il suo successore potesse eguagliarlo. Grazie, comunque, alla forza della stessa Roma, guidata per il secondo anno di fila dal tecnico franco-iberico, il campionato assapora un ingrediente fondamentale ai fini dello spettacolo, la sana concorrenza. Senza l’attuale seconda forza del torneo staremmo qui a parlare di campionato piatto e fronzoli vari. E’ pur vero che l’attuale serie A non ha più il fascino di quella di 10 o più stagioni fa, ma, per merito delle due compagini “marziane” mantiene vivo un certo entusiasmo.

FUORI LE “TERZE”
Tranne clamorose sorprese, le prime due piazze del massimo torneo dovrebbero giocoforza essere ad appannaggio delle due suddette. Ragion per cui, le altre nobili si vedranno costrette a centrare l’Europa passando da un ingresso secondario. Napoli, Inter, Milan, Lazio, Fiorentina, Genoa, Udinese e Sampdoria ci provano. Anche il Torino stesso, impegnato nell’attuale Europa League spera di fare il colpaccio vincendo la competizione (quasi un sogno, a ben guardare) per iscriversi al prossimo preliminare di Champions. Medesimo discorso vale per gli stessi nerazzurri, per il Napoli e la Fiorentina impegnate nell’attuale competizione Uefa. Dal Napoli in giù, sino a metà classifica, il campionato rischia un certo appiattimento tecnico. Veri e propri top players se ne vedono sempre meno, con ripercussioni negative sullo spessore tecnico generale. La prossima finestra invernale di mercato potrebbe (in parte) restituire il sorriso a certe nobili decadute, nella speranza di far elevare il tasso qualitativo a beneficio dello spettacolo.

NUOVA ZEMANLANDIA, I MUSSI VOLANTI E UN PARMA COTTO
Nella parte meno blasonata della classifica, fra lotte senza quartiere e compagini in cerca di un serio rilancio nel calcio che conta, non può essere tralasciata la piccante presenza di Zdenek Zeman. Amato oppure odiato (quasi) senza mezze misure il tecnico boemo continua a far parlare di se e del suo Cagliari, sempre e comunque col suo unico credo calcistico: un gioco a trazione anteriore, tutto movimento e spettacolo. Non porterà coppe o titoli vari, come ci insegna la storia guardando il suo curriculum, ma l’ex tecnico capitolino e foggiano non ha smesso di entusiasmare, soprattutto i suoi aficionados. Il Cagliari, come tutte le precedenti squadre di Zeman, segna molto e subisce tanto, ma intanto diverte le platee. Dalle sabbie mobili dei quartieri bassi della serie A, cercano di tirarsi fuori i granata di mister Ventura. Dopo aver rinunciato alla coppia di gemelli del gol “Cerci-Immobile”, il Torino si ritrova ad inventarsene una nuova. Senza un attacco ispirato come quello della scorsa stagione sarà un serio rischio stazionare nell’attuale posizione. Un tempo, i sostenitori scaligeri di ambedue le compagini calcistiche misero su una sorta di leggenda legata una scommessa: avrebbero visto un derby di serie A Hellas-Chievo, solo quando nei cieli veronesi si sarebbero visti volare i “mussi”. Dove per “musso” sta per “asino”. Ebbene, tredici anni fa (18-11-2001) andò in scena la prima storica stracittadina veronese in serie A. Fu il giorno in cui la profezia trovava realizzazione.
Le due squadre scaligere, totalizzano attualmente un’esiguità di punti (23) specie per via dell’avvio molto mediocre dei “mussi”, ma anche per via di una meno brillante Hellas rispetto allo scorso anno.

E chiudiamo l’analisi con le alterne fortune emilane. Si salva da una insufficienza certa il solo Sassuolo di mister Di Francesco, che si ripromettere di compiere l’ennesimo miracolo calcistico. Va decisamente peggio a una delle maggiori protagoniste degli anni 90 e primi anni 2000. A malincuore, il Parma, ha conosciuto un lento ma inesorabile declino dalla bufera giudiziaria piovuta ai danni della Parmalat. Il crac del notissimo marchio, col conseguente dramma in casa Tanzi, ha inciso notevolmente sulle sorti del calcio bianco-scudato. Roberto Donadoni rimane prodigiosamente aggrappato alla panchina gialloblu, forse perché la società non intende avere un altro tecnico su libro paga. L’ex milanista ed ex CT azzurro paga torti che non sono tutti imputabili a lui; anche perché il Parma è una squadra costruita male in sede di mercato, che dopo l’ottimo 6° posto della scorsa stagione ha visto partire gente come, Molinaro, Obi, Saponara, Parolo, Gargano, Amauri e Sansone, anche per via di riscatti o fine prestito. I soli Cassano, Biabiany e De Ceglie non bastano a garantirgli qualità.

Scritto da Filippo Rattile

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