“Se dovessi
spendere due righe su di Lei, caro Presidente, lo farei senza tirarmi indietro
e a qualsiasi ora del giorno, o perché no della notte. Vorrei scrivere molte
cose su di Lei Presidente, ma mi limiterò a tracciare un bilancio
apparentemente freddo, evitando quanto più possibile di farmi condizionare
dalla sfrenata fede che nutro da diversi decenni per questi colori unici.
L’abbiamo amata e anche criticata, caro Presidente, ma quello che più mi preme
ricordare e che sarebbe bello che la nostra Beneamata Inter potesse continuare
a incarnare il suo spirito sportivo, quello spirito sportivo innato che l’ha
sempre contraddistinta”. Un anno di Erick Thohir sul gradino più elevato della
società nerazzurra; ma, come poter non ricordare l’era Massimo Moratti
l’indomani dalle sue dimissioni da ogni incarico: diciannove anni da patron
indiscusso dell’Inter Football Club 1908, dopo una precedente era Moratti
targata papà Angelo; 5 scudetti, 1 Champions League, 1 Coppa del Mondo per
Club, 1 Coppa Uefa, 4 Coppe Italia, 4 Supercoppe. Tanti grandissimi successi
senza però cancellare la fama di “mangia” allenatori (Moratti jr. ne ha avuti
18 su libro paga in prima squadra) da Ottavio Bianchi all’attuale Mazzarri, per
passare per Cuper, per Mancini, per Simoni o per Marcello Lippi.
Tantissimi
successi e due uomini straordinari al suo fianco: il suo fedele confidente,
nonché fratello a tutti gli effetti che resta l’indimenticato Giacinto Facchetti
e il capitano di mille battaglie Javier Zanetti. Tantissimi anni tra alti e
bassi, con il picco del triplete nell'era Mourinho. Esce di scena il
personaggio (forse) più amato e insieme discusso dell’intera storia del club
meneghino. Un proprietario di club fra i più prestigiosi in assoluto al mondo,
un tempo tacciato d’essere troppo signorile. Un gran signore di poco successo,
si diceva in giro negli ambienti pallonari, tanto da poter influenzare anche il
parere del tifoso comune, quello da bar.
Moratti uomo di calcio autentico, Moratti paterno che abbraccia lo
Special One in lacrime al Bernabeu dopo aver confezionato quel capolavoro
sportivo; Moratti sfiduciato che pensa di aver dato tutto al calcio ed anche
ricevuto tanto e che non gli rimane che farsi da parte, uscire di scena in
punta di piedi un po’ come fece quasi 20 anni fa al suo arrivo. Se, da tifoso
nerazzurro dovessero farmi una domanda sul personaggio che è stato e che è
ancora, innanzitutto esordirei non senza farmi luccicare gli occhi. Il vero
tifoso, a bocce ferme, gli farebbe comunque un monumento, anch’io glielo farei.
Ecco, Presidente, il monumento che Le facciamo non è fatto di materia, ma è
plasmato grazie a tutta la nostra riconoscenza in Lei e a tutto il nostro
amore. Auguri per la sua nuova vita da uomo comune. Per tutto: sogni, speranze,
emozioni, delusioni, attese, grida, gole arse per le urla, trasferte, trofei,
emozioni, lacrime, speranze, gioia, rancore, e poi ancora gioia, sorrisi e
luccichii di occhi. Per tutto questo …Grazie Presidente!
Scritto da Filippo Rattile
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