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mercoledì 15 aprile 2015

C’ERA UNA VOLTA LA “MILANO DA BERE”: Verso Inter-Milan, il derby numero 214


Quando un tempo era solito dire ”Milano da bere”, ovvero un’espressione giornalistica per definire alcuni ambienti sociali della città meneghina specie durante gli anni ottanta, periodo in cui il capoluogo lombardo era al centro di potere politico, economico, nonché capitale del mondo della moda, intorno a Milano gravitavano molti interessi. Nell’anno 1980, la Milano calcistica era drasticamente divisa tra la gioia dello scudetto dei nerazzurri e la frustrazione della retrocessione per ufficio dei rossoneri, che li fece (ahi loro) conoscenza l’onta della B. L’AC Milan dell’allora presidente Felice Colombo, il quale di li a pochi mesi cedette le redini a Gaetano Morazzoni, faticava ad imporsi anche per via della seconda retrocessione, stavolta per demeriti sul campo. Per tornare ai vertici del calcio che conta, i “cugini” dovettero attendere l’arrivo dell’era Berlusconi e di quella di Arrigo Sacchi. Nonostante l’Inter avesse allestito quasi ogni stagione una squadra per vincere trofei e titoli, nel decennio specifico porterà in bacheca non moltissimo: 2 scudetti, una Coppa Italia e una Supercoppa, rimandando l’assalto ai trofei europei al successivo decennio (vinte 3 Coppe Uefa), ma che fu però avaro di emozioni in ambito italiano. La Milano da bere era anche di diritto per via della nobiltà calcistica insita nella grande metropoli meneghina e per via della “Scala” del calcio, ovvero lo stadio Meazza, che ci rappresentava a livello italiano ed internazionale. Gli anni 2000, insieme alle ultimissime stagioni hanno visto l’impiego di ingenti capitali e lo spendere ingenti quantità d’inchiostro sui giornale sulle gesta delle due milanesi che hanno vinto un po’ tutto quello che c’era da vincere, periodi intervallati qua anche da qualche amarezza sportiva. Le milanesi, ora, da qualche stagione vivacchiano ai margini del calcio che conta, superati dalle romane, e addirittura dai successi totali delle due genovesi. Non parliamo, poi, di quelle del Piemonte. Detto questo, il pensiero si dirige sulla magra consolazione di cercare almeno di prevalere nella stracittadina. Sarà la 184.ma volta in campionato e la 214 in assoluto tra Inter e Milan, con i nerazzurri in vantaggio nelle vittorie sia se si calcolano le gare di campionato che quelle ufficiali totali. Matematiche che non fa testo e, semmai, un po’ spesso quella che prevale è quella meno lanciata in classifica. Non è un buon momento per le storiche rivali, entrambe nell’affannoso compito di ricostruire una squadra che possa rintuzzare l’egemonia di altre compagini che le stanno decisamente avanti, come progetti e come investimenti. Appuntamento dunque a domenica sera, quando i riflettori di San Siro punteranno le proprie luci sui 22 protagonisti sul campo. In breve la situazione dei nerazzurri: centrocampo falcidiato dalle squalifiche (Guarin e Brozovic) e per tale ragione, Roberto mancini, potrebbe vedersi costretto ad arretrare Hernanes sulla posizione di Medel e uno tra Kuzmanovic o Kovacic. In nome di certi equilibri tattici, ipotizziamo che ci siano i primi tre, con il ritorno da titolare di Shaqiri che presidierà verosimilmente la zona di trequarti. Attacco affidato al suo argentino Palacio-Icardi. Non c’è molto da fantasticare per veder formato il pacchetto più arretrato, nel cui Handanovic sarà tra i pali, D’Ambrosio e Santon i due terzini, con la coppia Juan Jesus-Ranocchia nel mezzo. Alle due contendenti non servirà fare grossi calcoli, serve solo vincere per salvare in parte la tribolata stagione …Chi uscirà sconfitto, perderà insieme ai punti anche la faccia.

Scritto da Filippo Rattile

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