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martedì 16 dicembre 2014

IL CHIEVO PORTA BENE. DAL BENTEGODI “FINALMENTE” UNA VITTORIA Ma, il pensiero più ricorrente era e resta la competizione d’Europa

Sebbene il detto ‘una rondine non fa primavera’ spesso calza a pennello gli avvenimenti, la seconda vittoria stagionale dell’Inter della gestione Mancini 2.0 suona come il primo segnale di una ovvia e necessaria rivoluzione nerazzurra. Sperare nella “Luna” non sarebbe lecito col materiale umano a disposizione (mercato di riparazione docet). La vittoria del Bentegodi, nei numeri e nella forma, non è che uno dei primi passi da compiere. C’è, in buona sostanza, molto lavoro da fare. Resta possibile il raggiungimento del terzo posto, questo è lapalissiano, non tanto per il gap che si è ridotto da 9 a 6 punti in una sola giornata, ma ugualmente difficile per via delle tantissime squadre che ci precedono. Gli exploit delle genovesi, la buona vena di Lazio e Fiorentina e il ritorno del Milan a determinati livelli, fanno si che il compito non si presenti agevole.

UNA UEFA PER AMICA
Ecco che si fa sempre più opportuno puntare le carte sulla competizione continentale. Centrale la vittoria per la quarta volta nella storia (’91-’94-’98, i precedenti) non è solo una alternativa, ma, probabilmente, la strada più logica per raggiungere i preliminari della prossima Champions. Numericamente e qualitativamente la concorrenza è agguerrita, non soltanto per le altre 4 “sorelle” italiane, chi più chi meno di alto livello. Dalla competizione più nobile sono state bocciate 8 squadre di palmares rilevanti: Liverpool, Ajax, Anderlecht, Athletic Bilbao, Sporting Lisbona, Olympiakos, Zenit e gli stessi giallorossi capitolini. Il sorteggio degli accoppiamenti per le italiane nei sedicesimi, sulla carta, sorride principalmente alla stessa squadra di Rudy Garcia (Feyenoord), al Napoli di Benitez (i turchi del Trabzonspor) e, sebbene in parte all’Inter, che rievoca i non lieti ricordi della finale di Coppa Campioni persa nel 1967 (Celtic Glasgow). La Fiorentina se la giocherà alla pari contro il Tottenham, mentre il compito apparentemente meno agevole spetterà al Toro di Ventura, la cui urna ha estratto a sorte i temibilissimi baschi dell’Athletic Bilbao. Fra le 32 squadre non vanno certo dimenticate le varie, PSV, Besiktas, Dinamo Kiev, Siviglia, Villareal, ed Everton. Insomma, una competizione arricchita da club agguerriti e dalla propria storia gloriosa e apprezzabilissima. Forse, in fondo in fondo, ha ragione lo stesso Platini ad avvalorare la tesi secondo cui la “EL” seppure una coppa senza le orecchie, sta via-via rivestendo un’importanza assolutamente di primo piano. Farsi trovare impreparati sarebbe davvero un peccato.

Scritto da Filippo Rattile

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