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domenica 1 febbraio 2015

A REGGIO EMILIA E’ ANDATO IN SCENA IL DISASTRO INTER Per una volta ci sottraiamo dal emettere una pagella

Apriamo per una volta dalla fine, con la scena conclusiva della partitaccia del “Mapei Stadium” e lo scriteriato gesto di Guarin e Icardi che lanciano le proprie maglie ai tifosi, con questi che gliela rilanciano contro. Un emblematico battibecco fra Icardi e i tifosi che non la manda a dire. Che dire, un disastro annunciato anche per la testardaggine di Mancini per il suo unico torto di insistere su un modulo che non è il massimo, anzi è quanto di meno opportuno. I numeri sono impietosi: un punticino nelle ultime tre partite di campionato (un pareggio stentatissimo ad Empoli), contornato da due sconfitte contro squadre normali, come in effetti lo sono sia Torino che Sassuolo. Disastro milanese in salsa emiliana. Ci stiamo chiedendo il perché dell’aver voluto insistere con Mazzarri a luglio, a tutto svantaggio di una squadra costruita in un determinato modo e, con quel dato materiale umano impresentabile per un nuovo tecnico successivamente giunto a novembre. E’ l’ennesimo punto e a capo nella storia del’Inter a tutto danno delle ulcere peptiche procurate ai tifosi. Sembra essere ripiombati indietro nel tempo all’epoca post-Ector Cuper, dove non si capiva se fossimo carne o pesce. La linea da seguire sarebbe, a nostro modesto parere, quella di rifondare, ma partendo anche e soprattutto dalla mentalità. Non possono essere definiti campioni giovanottoni poco più che ventenni, facendoli passare addirittura per fenomeni. Non si può insistere con Guarin (irritante) in una mediana abulica e ne tantomeno con un modulo offensivo in cui il centroboa d’attacco è solo e solitario. Ma, siamo ormai stanchi per tutte le volte che lo abbiamo ripetuto. L’Inter deve necessariamente portare (almeno) altri 3 elementi motivati dal mercato che si chiuderà alle 11 di domani sera e provare a liberarsi della zavorra di qualche elemento, non inutile, ma dannoso. Arrivare a vestire la maglia nerazzurra non deve rappresentare un punto d’arrivo della carriera, ma un punto di partenza; se non si hanno le caratteristiche idonee e l’umiltà di sposare il progetto è meglio che giocatori del genere vadano a svernare altrove.

Scritto da Filippo Rattile

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