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martedì 10 febbraio 2015

INTER: ECCO COSA FUNZIONA E COSA FUNZIONA MENO L’inventario dopo 3 mesi con il Mancini/bis

Insediatosi sulla panchina nerazzurra il 14 novembre scorso, Roberto Mancini nella sua avventurata 2.0 ha ereditato una situazione poco lineare della cui si è rimediato solo tardivamente per la chiara esigenza di voltare pagina. Se è vero che vale il detto che le squadre si costruiscono in estate e non durante il mercato di riparazione, allora è assolutamente plausibile il fatto che un certo Mazzarri abbia determinato i maggiori danni costruendo la squadra in maniera scriteriata. L’aver corretto il tiro tardivamente lascia presagire che l’attuale stagione possa essere di transizione, magari provando ugualmente a portare a casa l’ambito trofeo continentale, che altri non è che l’unico pass capace di aprire la porta dei preliminari della prossima Champions: difficile ma non impossibile. Ma, passiamo ora in visione l’attuale situazione con una sorta di inventario…

LIMONATA CHA CHA CHA
Basterà il più dei naturali rimedi per far passare certi mal di pancia?! Mah, se per limonata intendiamo uno stipendio più che raddoppiato potremmo forse lenire il fastidio che affligge Maurito e il suo procuratore Abian Morano. Icardi, a ben vedere il vice cannoniere del campionato con 13 centri, oltre che un dato anagrafico tutto a proprio vantaggio sente forte il desiderio di monetizzare la sua reale quotazione. E come dargli torto visto che guadagna molto meno di tanti suoi compagni di squadra. In questo specifico contesto non c’è congettura economica che tenga; qui, o si adeguano i compensi a chi merita o si finisce per vederli partire verso altri lidi (estero). La sensazione forte è che ci sia un rischioso margine che possa essere ceduto a luglio. Gli estimatori non mancano: Chelsea, Manchester United e Paris St. Germain su tutti. Lui funziona, anche se non esulta quando segna, ma questo è dovuto a ben altro e non certo ai mal di pancia.

FC INTERIC
C’erano già, Handanovic, Kovacic, Kuzmanovic e Vidic, tutti più o meno balcanici, tutti più o meno decisivi alla causa nerazzurra. Per uno sloveno che parte (Khrin), uno che resta (Samir), uno in transito (Belec), due serbi dalle alterne fortune, vedi alla voce Kuz e Vidic, Marcelo Brozovic è andato a infoltire la colonia croata (Mateo) finendo per diventare suo compagno di squadra anche di club. In funzione al loro rendimento, pur non sempre costante, il solo portiere di Lubiana mantiene la media voto più apprezzabile. Poche e rare le flessioni negative per il guardiano della porta interista. Di diverso tenore il rendimento degli altri ex jugoslavi: Vidic prima dell’arrivo del Mancio era un desaparecido già col trolley pronto e un biglietto aereo di ritorno per la Premier League, salvo poi veder partire l’ex tecnico toscano. Più o meno similare la posizione di Kuzmanovic; l’ex viola gode della stima dell’allenatore jesino e, seppur non un fulmine di guerra, appare utile e impiegabile per la sua duttilità e per l’esperienza internazionale maturata. Diverso il discorso per Mateo. Il ventenne nato curiosamente in Austria, dove ha mosso i suoi primi passi da calciatore, vive momenti di gloria e momenti in cui si eclissa dietro a probabili alibi dettati dal dato anagrafico. Se lui stesso ha scelto un certo numero di maglia, ambita e scomodissima numero 10, ci sarà pure una ragione. Il ragazzo ha carattere e dovrebbe una volta per tutte aiutare anch’esso il proprio allenatore a scoprire la sua vera collocazione in campo. Noi lo vediamo più come play alla Pirlo che trequartista. L’arrivo del suo connazionale avente medesimo ruolo non facilità la soluzione di questo rebus.

PASTA DEL CAPITANO
Resta da capire di che “pasta” è fatto l’attuale capitano Ranocchia e soprattutto il suo vice, il samurai di Saijo. Il centrale di Assisi lamenta ancora i postumi di un colpo rimediato durante la trasferta di Empoli, tanto che le fasce colorate di kenesio taping continuano a fargli compagnia da allora. Alla pessima prestazione di Coppa Italia ha fatto seguito una ben più rassicurante nell’ultima di campionato col Palermo che perlomeno lascia intravvedere una certa ripresa a livelli più che accettabili. Per il laterale nipponico, inceve, non giungono notizie positive. L’elongazione muscolare alla gamba destra è più grave del previsto, tanto che lo staff medico ha sentenziato un rientro in campo solo per la metà di aprile. L’infortunio di Yuto fa il paio con quelli simili occorsi a D’Ambrosio e Andreolli (i due italiani potrebbero rientrare solo nell’ultima settimana di febbraio). Questo quadro negativo che vede falcidiata la difesa potrebbe obbligare l’enturage tecnico ad attingere un nuovo elemento dalle liste dei senza contratto. In tal merito s’avanza l’ipotesi di tesserare Christian Lell, trentenne tedesco svincolatosi dal Bayern di Monaco con le ultime due stagione giocate nel Levante nella Liga Spagnola. Alternativa il coetaneo italo-brasiliano Felipe che ha recentemente rescisso dal Parma.

CILE TEMPESTOSE
Parafrasando col titolo del romanzo di Emily Bronte, il quale ispirò poi l’omonimo film, dove Cile sta per “cime” e non certo di rapa ma di alte colline, il nostro Gary Medel di “cime” ne sa’ eccome; basta ammirare le vette andine della sua madre patria. Il mediano di Santiago è fra quei giocatori nerazzurri a mantenere una certa costanza nel rendimento. Per la verità, c’è chi da lui s’aspettava anche ben altro, come voler sottolineare che sovente le aspettative ingannano il reale valore tradotto sul campo. Noi siamo fra quelli che continuano a stimarlo e a credere che col tempo non potrà che diventare sempre più uno dei punti cardini della squadra. Se fotografiamo la gara stravinta col Palermo e le manovre intraprese nel reparto di centrocampo, avremmo un quadro in cui vorremmo che gli attimi non fossero semplicemente immortalati e fini a se stessi, ma mantenuti e replicati nel tempo. Brozovic-Medel-Guarin è stato un trio incantevole, fermo restando la tenuta psicofisica costante e alle alternative, tali e tante anche per un centrocampo finalmente schierato a tre.

CAPITAN FUTURO
Fra coloro che, più o meno, mantengono alta la concentrazione vi collochiamo Juan Jesus. JJ ci sembra il prototipo del capitano ideale per l’immediato futuro; uno che ci mette sempre intensità, un giocatore che a ben guardare potrebbe vestire presto i panni (comunque scomodi) di capitan Zanetti. Il centrale di Belo Horizonte per il terzo anno in nerazzurro sta crescendo stagione dopo stagione, acquisendo quella sicurezza che pochi difensori interisti attualmente possiedono. Juan come Javier, d’altronde le iniziali sono le medesime; ma chissà quanto potrà pesare quella fascia al braccio una volta indossata, ne sanno qualcosa Yuto, Andrea, Fredy e Marco che hanno provato a incarnare le gesta dell’attuale vice Presidente. Se il brasiliano è tra quelli che stanno funzionando, se non ancora al 100%, ma che da almeno garanzie, anche i vari D’Ambriosio, Hernanes (non ancora al top l’ex laziale) ed in parte lo stesso Andreolli possono essere classificati alla voce “utili”. Di diverso aspetto è la situazione legata a Dodo, a Palacio, a Obi a Podolski e a Jonathan, sempre più oggetto misterioso. Il giovane fluidificante in prestito dalla Roma potrebbe non essere riscattato. Il brasiliano alterna cose apprezzabili a giocate inguardabili. Dalla sua parte vi è senz’altro l’aspetto legato alla sua giovanissima età. Involuzionati ci sembrano invece Obi e Palacio. Se per il “Trenza” l’alibi principale è il guaio alla caviglia, per il laterale di Lagos possiamo avanzare l’ipotesi dello scarso minutaggio. Joel ha raddrizzato un derby che sembrava mestamente perso alla sua prima del Mancio/bis, salvo poi scomparire quasi del tutto. Il tecnico lo ha provato fluidificante, ma la fase difensiva non è nelle corte del centrocampista nigeriano. Vorremmo spezzare una lancia in favore di Campagnaro, di Donkor, Bonazzoli, di Carrizo e Puscas: tutti questi effettivi corrono ugualmente e si allenano per non farsi mai trovare impreparati. Torneranno utili un po’ alla volta per rimpiazzare quelli che per il momento sembrano imprescindibili, senza trascurare il fatto che in molte altre formazioni di serie A sarebbe chi più chi meno dei titolari. Capitolo Poldy: lui è fra quelli che iniziano a far preoccupare. Il tedesco non è stato inserito nella lista Uefa e non lo si è visto più ne in Coppa Italia e ne in campionato. Se non è una parziale bocciatura cos’altro come volerla chiamare? Aspettiamolo con impazienza. L’Inter avrà bisogno anche del suo apporto.

DITUTTODIPIU’
Usato come nuovo, ma con garanzia. Dal mercato invernale è arrivata gente abbastanza motivata, compreso un cavallo di ritorno. Lo stesso Podolski per dimostrare di essere ancora un top player; Shaqiri per farsi rimpiangere da Guardiola e Santon per ribadire che era e resta nerazzurro nel dna. Positivi gli arrivi di questi ultimi ai quali si aggiunge il più che promettente Brozovic. La punta d’origini polacche ci sta facendo ricredere dopo i facili entusiasmi di gennaio. Come anticipato, se il forte laterale tedesco è stato lasciato partire senza tanti ripensamenti dai Gunners una qualche ragione c’è. Non avendolo inserito nella lista dell’Europa League (era già stato concordato fra l’allenatore e il giocatore preventivamente) non convince la critica, tanto da non trovare collocazione nemmeno in campionato oltre a non averlo impiegato neanche nel quarto di Coppa Italia. La provvisoria bocciatura manciniana potrebbe essere l’ipotesi più plausibile, in attesa di riaverlo motivato e utile alla causa.

Scritto da Filippo Rattile

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